sabato 10 settembre 2011

Te iubescVezi? R-esistenza

Ti chiamo, ti chiedo di passare da me.
È lunedì e tutto quello che voglio è ricordarmi di oggi. Riuscire a ricordarmi di oggi e amarti sul serio, questo per esempio servirebbe, almeno questo vorrei riuscirlo a fare.
Ho il mento stretto e la barba rada, non posso nascondermi né lasciare un segno, e nemmeno riesco a fregarmene. Ti amo lo vedi?
Non lo vedi che ti amo, che mi sono innamorato di te dal primo momento, al primo sguardo, alla prima parola? Che altro potrei dire, che altro diresti tu al mio posto, seduta al posto mio sul divano del salotto, proprio di fronte a me. E lo vedo come ti brillano gli occhi, che la voce ti esplode, e ancora oggi non sai come dirmelo, come mostrarmelo che mi ami, non lo vedi che ti amo?
Sotto il letto, la sera lascio sempre un mucchio di foglio e una matita perché quando sto per addormentarmi i miei pensieri diventano più belli, grandiosi, così pieni di vapore e nebbia che potrei scrivere il capolavoro di sempre, cominciare a scriverlo e terminarlo nel sonno. Eppure tu hai solo 21 anni e le gambe belle e lunghe, e non ne capisci niente di poesia, di scrittura.
Non ne sai niente della vita, cosa vuol dire, come si fa, come rovinartela in modo irreversibile. Prendi Anton, per esempio, vedi? È una gran persona e ha anche cuore, un bel cuore puro e grande, ironia, tanta di quella dolcezza ad allargargli le spalle, a irrobustirgli le cosce e il sorriso. Anton è una gran persona ma questa è la quarta estate che passa da solo, il terzo inverno, un bel mucchio di ore se ci pensi bene, tutto solo per un bel mucchio di ore…
Ma alla fine tu che ne puoi sapere.
Anche tu storci la bocca a pronunciare la solitudine, però non hai la data di scadenza come Anton. Il terzo inverno. La quarta estate. E anche se è vuota e in solitaria come le altre, se la sta godendo perché ha deciso, ha deciso che la prossima sarà diversa, non sarà la quinta, non sarà affatto. Chiude, e questo è tutto, e quando me l’ha detto, anche se non ho fiatato avevo la voce rotta. Me l’ha comunicato con tono geometrico, senza nemmeno un’increspatura.
Quante volte l’avrà pensato, ripetuto, per saperlo così bene, per non avere più nemmeno un filo di emozione? Ma ci pensi cosa può diventare la vita di un uomo, quando un grand’uomo come Anton, uno che è sano e intelligente, arriva da te – da me allora – e ti dice che non ce la fa più, che si sente invisibile e non ce la fa più? È solo da così tanto che non si vergogna a dirti che vuole solo essere amato. Amato.
E ora che ci penso, scusami per averti fatto venire qui di corsa per parlare di noi e ora ti racconto di Anton. Vedo che sei già alla terza sigaretta e credo aprirò la finestra che fuori c’è una bella aria estiva, e qui dentro troppo fumo.

Non voglio più parlare di noi, perché se comincio tu finirai per andare via e non tornare più.
Te la ricordi Loredana, l’ingegnere sposata con un ingegnere, l’abbiamo conosciuta in vacanza un’estate fa al mare. Solo l’estate scorsa e ora mi sembra un secolo. Banale lo so, nella forma e nella sostanza è un commento proprio banale.
Anche lui se n’è andato. Il marito di Loredana dico, se n’è andato in Italia a lavorare e non è tornato più. Lei ora è a pezzi, l’ho incontrata per caso al convegno del mese scrorso, ci lavorava ed era distrutta. Mi ha detto che vuole andarlo a cercare e lo deve trovare, altrimenti si ammazza. Ha detto proprio così e in quel momento mi è squillato il cellulare, gesù! Come si fa a trovare una persona, la tua, quella che senza non puoi vivere, un uomo contro un paese intero?
Anton per esempio non l’ha mai fatto né ha intenzione di farlo, però morirà lo stesso, per amore come lei.
Lei lo andrà a cercare, ne sono sicuro. Metterà da parte i soldi, lascerà la figlia a qualche parente e se ne andrà a cercare l’amore della sua vita, e anche Anton dovrebbe partire. Anche Anton dovrebbe mollare tutto e sparire dalla circolazione e credo diventerebbe anche più bello, di una bellezza viva, camminante come la tua. Sei attraversata dalla bellezza tu, l’ho pensato subito, perché risplendi, sei come di madre perla, bianca e cangiante e dici che non devo avere paura a toccarti. Ma come faccio a non averne e come si fa ad avere sempre il coraggio adatto alle situazioni?
Anton dovrebbe proprio andar via e allora rinascerebbe, perché sparire certe volte è meglio, semplicemente è meglio, andarsene fa bene alla salute quando lo sai che dietro la paura non hai più niente da offrire.

Credo aprirò la porta ora, che fuori c’è una bella aria fresca, così se vuoi puoi andare. Non ti posso fermare qui ancora a lungo mi pare, alla fine scapperesti lo stesso, magari dal buco della serratura. Se apro la porta c’è più spazio, magari cambi idea.
Ora che ci penso, ti amo così tanto che non sono mai riuscito a dirtelo.
Alla fine, è per questo che te ne vai.
Non l’hai mai visto, che ti amo.


Te iubescVezi?

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