venerdì 7 dicembre 2007

i miei capelli sui tetti di Taman'

cos'è Taman'...
il luogo della fantasia, di quella bidirezionale che ti attraversa, con un foro di entrata e uno di uscita.
Potrebbe trattarsi di un proiettile o delle mie orecchie, 
di uno strumento creato per aprire le nuvole o farsi largo tra la folla, 
una galleria, la corsia di una strada provinciale. 
Nel 1840 "Taman' è la più misera tra tutte le cittadine marittime della Russia"
ma per me non è altro che il torcersi delle mie mani sbigottite di fronte al dubbio.
La fantasia che si allontana dalla vita quotidiana.
Certo, la più banale delle fughe contro ventiquattro ore fatte di impegni, problemi, risate, lavoro,
palpebre sbattute, suoni, immagini, traduzioni, la chiave del portone che si spezza nella serratura,
l'auto che non parte, i regali di natale... anche questo è Taman', 
il gap che ci impedisce di credere e dedicarci a ciò che davvero è importante, 
la spaccatura di una decisione, comportarsi da persone serie o 
pensare in altri termini a parole come arte, scrittura, rapporti sociali.
Quello che vedo oggi è una nuova lista di priorità sempre più meschine
e, badate, non è che l'intento sia scuotere coscienze o lanciare provocazioni di sorta.
Semplicemente osservo
e quello che vedo, ancora una volta,
sono solo pochi centimetri, quelli che bastano a tenerci
lontani dal suolo, quelli a cui ci aggrappiamo ogni volta che
le nostre azioni vanno in una direzione opposta alla normalità,
al comune buon sentire...
Taman' è la figura retorica verso l'immaginifico e il fantastico,
ciò che appare irreale tanto è impossibile e, ugualmente,
è l'accettazione scontata e silenziosa di ciò che ci sembra lontano,
quella fatta con un'alzata di spalle prima di proseguire sulla nostra strada.
Questo è il dubbio.
Questo è Taman'.